18 marzo 2021

Utilizzare l'ipnosi come uno strumento in più per una psicoterapia maggiormente efficace

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Definiamo l’ipnosi come uno stato di coscienza modificato, cioè come uno dei momenti diversi in cui si trova la nostra coscienza e contemporaneamente come una situazione particolare di comunicazione.

Durante l’ipnosi, una parte del cervello, l’emisfero detto “minore”, quello che produce i nostri interessi artistici, le nostre fantasie, la capacità di immaginazione e di creatività, viene reso particolarmente recettivo. In questo emisfero si colloca la funzione di una responsività specifica all’ipnosi e alla suggestione e da esso dipende l’insieme dei processi prodotti al di sotto del livello di coscienza e che costituiscono l’inconscio.

Il terapeuta, attraverso la messa in atto della trance ipnotica, dialoga con l’inconscio e agisce sollecitando l’iniziativa e la partecipazione del paziente.
Uno degli obiettivi dell’operatore rimane comunque il rinforzo della personalità del paziente e lo stimolo alla crescita del suo Io.
Lo psicoterapeuta ipnotista, all’atto dell’inizio del trattamento, fa consistere l’incontro in un colloquio che ha tra i diversi scopi non solo quello di stabilire un rapporto di empatia ma anche di chiarire in cosa consista realmente l’ipnosi affinchè questa non rappresenti elemento di mistero.
Una volta parlare di ipnosi evocava l’idea di “a me gli occhi…”. Oggi si potrebbe invece dire: “apri bene le orecchie”. In pratica: ascolta quello che ti insegno.
Il paziente su cui abbia positivamente agito la psicoterapia ipnotica con la ristrutturazione e il rinforzo dell’Io, riesce a mettere in atto quel cambiamento che, a livello più o meno inconscio ha desiderato di poter effettuare senza potervi riuscire.
E’ questa un’ipotesi veritiera, che esprime un desiderio diffuso nell’animo umano e che ha fatto dire al medico e filosofo Paracelso, più di cinquecento anni fa, che “come un uomo immagina di essere, così sarà, poiché egli è ciò che immagina di essere”.