21 gennaio 2021

Cambiamento e Alibi

Richiedi una consulenza con il Coach Carlo Adriani


Faccio una premessa: ti immagino come una persona colta, generosa, disponibile, obiettiva, intelligente.
Spero che tu capirai se nell’esprimermi volutamente mi esprimo in modo che potrebbe sembrare irriverente. Lo faccio per sollecitare una tua riflessione.
Parliamo di cambiamento. E di alibi.
Uno dei più grandi ostacoli alla crescita e all’ottenimento dei risultati delle persone, delle aziende, delle squadre sportive, delle famiglie, sono gli alibi, quei paraventi che le persone non riescono a vedere da sole e dei quali negano l’esistenza e che, magari a volte in modo aggressivo, vengono fatti notare da qualcuno, da un familiare, da un amico, da un estraneo, da un Coach, da un superiore (che in quel momento si ritiene stia giudicando ingiustamente per non aver pienamente capito la reale situazione o il particolare contesto), alibi che sono scudi impenetrabili dietro ai quali le persone si nascondono e che sono una difesa per non cambiare le cose, per non accettare quello che viene detto dagli altri, per non accettare i propri processi di crescita, o per non accettare i propri limiti.
Scusami se mi permetto, ma probabilmente pensi di aver capito il 100% del contenuto della frase che ho appena scritto, ma non è così. Non è così per due motivi:
1. Non è possibile che da una prima lettura tu abbia profondamente capito quello ce c’è scritto, anche se magari ti viene da sorridere per il mio commento, o peggio, ti stai offendendo.
Certo qualcosa hai capito, ma mi spingo a pensare che hai interiorizzato meno del 10% di quella frase. Un po’ pochino…
E ad una seconda lettura, pur se capiresti molto di più, sarebbe probabilmente ancora insufficiente per cogliere pienamente quanto volevo trasferirti
2. Tu hai letto pensando alle situazioni e agli alibi degli altri, ma il vero destinatario sei tu perché il principale vantaggio che potresti ricavarne dalla lettura è l’applicazione pratica del contenuto della frase a te e alla tua situazione.
Invece gli esempi, le situazioni e le immagini che ti vengono alla mente e che colleghi leggendo la frase si riferiscono alla “gente” in generale, oppure al tuo compagno/a, al tuo capo/a, al tuo amico/a (o al tuo ex amico/a), a quella volta che hai subito un sopruso o un’ingiustizia, al mondo che pensi sia dei furbi, e così via. Non c’è niente che tu riferisca a te, ai tuoi alibi. Ed è proprio per questo. Perché si tratta di alibi.
Se vuoi veramente cambiare, se vuoi davvero raggiungere i tuoi risultati, devi essere disposto a metterti in discussione al 100%. E riferire il discorso solo ed esclusivamente a te.
Uno dei miei mentori è Il grandissimo allenatore di pallavolo Julio Velasco, attento conoscitore del comportamento umano e figura ispiratrice di grandissimo spessore filosofico, psicologico e umano.
Sostenendo che ciascuno è pienamente e unicamente responsabile dei propri risultati, Velasco spiega in modo simpatico quella che lui chiama “la cultura degli alibi” dicendo chiaramente che uno dei più grandi ostacoli alla crescita personale e ai risultati che le persone vogliono ottenere sono gli alibi, quei paraventi dietro ai quali le persone si nascondono e che sono una difesa per non cambiare le cose, per non accettare quello che dicono gli altri, o i processi di crescita, o i propri limiti.
Velasco racconta che quando era ragazzo giocava in Argentina (il suo Paese di origine) come junior in una squadra di pallavolo e gli capitava di andare a giocare nella città dove viveva, in spiaggia, 6 contro 6, e dove le squadre erano formate anche da ragazzi che militavano in squadre di rugby e di calcio, non solo da pallavolisti, e giocavano un solo set. La squadra che vinceva restava in campo, mentre chi perdeva doveva cedere il posto alla squadra successiva e mettersi in coda alla fila delle varie squadre aspettando il proprio turno per rigiocare. E lui voleva giocare, non stare in fila ad aspettare, e si infastidiva quando perdeva, soprattutto quando la squadra avversaria non era formata tutta da pallavolisti come la sua, perché magari c’era qualche calciatore e qualche rugbysta.
Proprio perché voleva giocare il più possibile, si infastidiva quando perdeva, osservando che il proprio compagno pallavolista, che aveva clamorosamente sbagliato, si giustificava attribuendo l’errore come conseguenza del fatto che la sabbia aveva alterato la normale reazione delle gambe, dicendo: “sai non
riesco a saltare con questa sabbia, e poi c’è il sole che mi abbaglia”. “Ebbene”, rispondeva lui, “ho una notizia per te. Nella spiaggia c’è il sole e c’è la sabbia, non c’è il parquet come in palestra, c’è la sabbia. Se gioco nella sabbia, salto come si salta nella sabbia, se gioco nel parquet, salto come si salta nel parquet. E qual è la differenza? Che non posso fare un passo molto lungo nella sabbia, perché devo fare un passo corto, mi devo avvicinare e poi faccio un passo solo, non posso fare i tre passi ... Senti amico, Io voglio vincere, non venire a spiegarmi che hai il sole negli occhi, che c’è la sabbia e altri particolari fastidiosi. Non posso arrabbiarmi con il sole o con la sabbia dicendo: sabbia, perché fai la sabbia? Perché non fai come il parquet?
Tu sei bravissimo a spiegarmi perché abbiamo perso, ma qui bisogna fare la fila e giochiamo tra tre ore”.
Per la stessa ragione non sono giustificabili le scuse, gli alibi che molti imprenditori dicono a sé stessi riguardo alla crisi, all’incapacità di ottenere determinati risultati, alle difficoltà di riuscire a vendere i propri prodotti o servizi, alla concorrenza, al prezzo che per l’imprenditore è troppo basso perché riesce a malapena a coprire i costi e che è invece percepito dal cliente come troppo caro, al dipendente o collaboratore incapace e perditempo, al dipendente infedele, al fornitore disonesto, o al fatto che se vuoi che una cosa sia fatta come vuoi tu devi fartela da te.
Sono tutti alibi!
Domanda: perché non affrontiamo tutte le questioni che portano a lamentarci mettendo come ipotesi che ci stiamo lamentando della sabbia perché fa la sabbia - cioè reagisce come la sabbia - quando in spiaggia saltando speriamo di ottenere lo stesso risultato che si ottiene quando si salta sul parquet?
Fintanto che non affrontiamo la questione alla radice perdiamo inutilmente tempo e soprattutto energia, e il risultato che possiamo ottenere non sarà “sicuro”, non sarà “prevedibile”.
Magari ci capiterà qualche volta di ottenere anche un risultato, a volte anche buono, e ingannando noi stessi, saremo addirittura soddisfatti di quel risultato, quando lo stesso si potrebbe ottenere non in modo episodico in quanto quel risultato è la naturale conseguenza del nostro gesto, della nostra azione, del nostro lavoro, della nostra prestazione, del nostro comportamento, con la consapevolezza che dobbiamo chiaramente allenarci.
Molte volte all’inizio non sarà per niente facile, addirittura ci sembrerà impossibile, perché siamo abituati a giocare saltando sul parquet e quindi passando alla sabbia ci verrà spontaneo saltare come abbiamo sempre fatto sul parquet, ma il segreto sta proprio tutto qui: dobbiamo allenarci al nuovo gesto, provando e riprovando, finché il tutto ci viene in modo automatico.
E riusciremo se e solo se vediamo noi stessi perfettamente in grado di riuscire a saltare sulla sabbia.
E’ sempre la stessa storia… La nostra self image governa tutto. Tutto. Se capisci questo, grazie ad un lavoro di riprogrammazione mentale ottieni qualsiasi risultato tu voglia ottenere. In qualsiasi campo.
Ti propongo di rileggere la frasetta che ti ho scritto sopra, sistemata in modo che sia riferita solo a te e non alle persone in generale.
Uno dei più grandi ostacoli alla tua crescita e all’ottenimento dei tuoi risultati, ai risultati della tua azienda, della tua squadra sportiva, della tua famiglia, sono gli alibi, quei paraventi che non riesci a vedere da solo/a e dei quali neghi l’esistenza e che, magari a volte in modo aggressivo, ti vengono fatti notare da qualcuno/a, da un tuo conoscente, dal tuo compagno/a, da un tuo familiare, da un tuo amico/a, da un estraneo, dal tuo Coach, dal tuo superiore (che in quel momento tu ritieni ti stia giudicando ingiustamente per non aver pienamente capito la tua reale situazione o il tuo particolare contesto), alibi che sono scudi impenetrabili dietro ai quali ti nascondi e che sono una difesa per non cambiare le cose, per non accettare quello che ti viene detto dagli altri, per non accettare i tuoi processi di crescita, o per non accettare i tuoi limiti.
E’ duro mettersi in discussione, ma non c’è alternativa se vuoi cambiare
Se ti farà piacere sarò felice di poterti aiutare a raggiungere i tuoi risultati. Scrivi alla mail sotto indicata.
Ho fatto tantissimo sport ad alto livello, principalmente sci da fondo e corsa, come dottore commercialista ho guidato un importante studio di consulenza aziendale e attualmente mi occupo di Coaching strategico.